COCCIGODINIA, “sei proprio tu quel pezzettin del mio codin (La danza del serpente)”
Quando parliamo di dolore al coccige, ci stiamo riferendo a un dolore al fondo della schiena o spesso, come riferito dai pazienti, “al codino”. La definizione corretta è coccigodinia. Di solito è una condizione clinica secondaria ad altre problematiche, che possono rientrare negli ambiti muscoloscheletrico, viscerale, infettivo, fino ad arrivare a problematiche maligne.
Il coccige è un osso impari residuo della coda a suo tempo presente nei nostri antenati ed è composto generalmente da 4 vertebre, configurandosi come l’ultimo tratto della colonna vertebrale inferiormente al sacro; il coccige partecipa proprio a questa sola articolazione: l’articolazione sacro-coccigea. In ambito prettamente anatomico permette l’inserzione del filum terminale, struttura che ancora il midollo spinale alla colonna, e l’inserzione di muscoli e legamenti (es: pavimento pelvico). In ambito prettamente osteopatico è considerato un osso bilanciere, in grado di adattarsi e compensare le curve della colonna, bilanciare le tensioni muscolari del bacino, creare un continuum tra le meningi craniche e il sacro (terapia craniosacrale), dare continuità fasciale anteroposteriore (linea alba, pube, sacro, colonna), ecc.
Tornando alla coccigodinia, essa può essere acuta o cronica, in quest’ultimo caso rappresenta una problematica con più concause e spesso di difficile risoluzione. La presentazione del sintomo può essere differente; comunemente il dolore è localizzato sull’osso e il paziente se ne accorge maggiormente in posizione seduta, ai cambi di postura, durante le stazioni erette prolungate; può essere talvolta solo presente alla palpazione diretta del coccige, durante l’evacuazione e/o durante i rapporti sessuali.
È importante comunque valutare bene la distinzione rispetto a dolori localizzati più a livello sacrale o lombari bassi. Talvolta il dolore può essere riferito alla zona coccigea ma originare in altre parti del corpo (vedi problematica discale, pavimento pelvico, piriforme, eccetera). Per capire se si tratti davvero di coccigodinia e valutare il corretto tipo di intervento bisogna analizzare bene anche le possibili cause scatenanti; la causa più comune è di tipo traumatico, dalla semplice caduta fino a vere proprie fratture o lussazioni di coccige (che necessitano ovviamente di un intervento ortopedico specialistico). Si devono comunque valutare ed escludere problematiche di tipo infiammatorio/infettivo, gastrointestinali, uro genitali, neurologiche; senza traumi diretti e valutando anche i sintomi associati, sicuramente è utile un controllo proctologico al fine di escludere cause di natura puramente medico specialistica.
In assenza di patologie specifiche, il trattamento può essere farmacologico per ridurre l’infiammazione o le tensioni, in associazione a terapia manuale (osteopata) e riabilitativa (importante la riabilitazione del pavimento pelvico in questi casi). Spesso l’associazione di fisioterapia e osteopatia in aggiunta ad esercizi da eseguire in autonomia, porta ottimi risultati e soprattutto previene le recidive.
Nei casi refrattari ai suddetti trattamenti, esistono centri specializzati per il dolore cronico, dove si possono valutare altri tipi di interventi, come ad esempio infiltrazioni di anestetici o corticosteroidi, blocchi nervosi, manipolazioni sotto anestesia, stimolazione elettrica midollare, eccetera.
Fondamentale ricordarsi sempre che il corpo è un continuum di strutture; bisogna approcciarlo nella sua globalità e non sul singolo “pezzettino”.